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Esemplificato dal culto di Sathya Sai Baba
La maggior parte delle persone arrivano da Sai Baba a causa di problemi personali che non riescono a risolvere diversamente. La novità di trovare una nuova ragione di vita, un rifugio, "una casa spirituale", e ciò che si crede sempre più sia un maestro divino con tutti i poteri e la grazia concepibile, può essere sostenuto per anni e svanisce solo gradualmente. Io stesso ho sperimentato tutto questo. Ma quando le esigenze della vita di tutti i giorni cominciano a riaffermarsi nella vita di un devoto - cosa che succede sicuramente dopo che essi hanno preso la residenza permanente nell'ashram - un processo di crescente auto-indottrinamento e negazione è necessario per affrontare i problemi incontrati. I detriti di conflitti interni si ammucchiano: tutti gli ashram sono costantemente tormentati da problemi di rivalità e invidia (per la maggior parte nascosti e negati all'esterno per salvare le apparenze). Le difficoltà personali e sociali interpretate in termini della nuova dottrina non vengono risolte e gli insegnamenti invariabilmente negano che esse siano di qualche importanza tranne che come materiale per auto-esame critico. Soprattutto, forse, l'iniziato deve affrontare l'immensa confusione di problemi che la dottrina crea nel mantenere una netta scissione tra "la realtà dell'altro mondo" e la cosiddetta "mondanità"...o usando le parole di Eliade "tra sacro e profano". Questa dottrina dualistica - ed il male che da essa deriva - è ulteriormente analizzata in un mio articolo "Il doppio pensiero spirituale". Questo si evolve facilmente in una sindrome di negazione della vita, spingendo le persone a proiettare la maggior parte o tutti i valori in una realtà non vista e trascendentale, una specie di terra che di solito si pensa sia ottenuta nell'aldilà (se si è fortunati). Benché il suicidio sia considerato come codardia nella dottrina, Sai Baba ha spesso tentato molti devoti a provarci, spesso riuscendo... poiché sembra offrire sollievo da questo mondo nel paradiso libero da problemi di Sai Baba (naturalmente nessuno sa bene come sia). I nostri interessi umani sul "qui e adesso" vengono sistematicamente catalogati come relativi, non essenziali e in qualche modo incompatibili con la "vita spirituale". La maggiore enfasi non riguarda le preoccupazioni quotidiane o la spiritualità attiva nella vita di tutti i giorni, né l'auto-realizzazione tramite "attività esterne" ma il rapporto con quella "realtà" trascendente virtualmente sconosciuta che è il regno del Divino e di Dio. Ogni sospetto che insorge su Sai Baba, i suoi associati e i suoi insegnamenti, dovuto alle ripetute intrusioni di fatti ed eventi spiacevoli, deve essere soppresso e "razionalizzato"... a meno che l'indottrinamento non abbia già reso la persona totalmente incapace di ragionare normalmente e di valutare secondo buon senso. Quando l'Oriente è ancora l'Oriente e l'Occidente è ancora l'Occidente. L'abbandono della "spiritualità mondana" si vede chiaramente in India, dove tradizionalmente la spiritualità dell'aldilà è predominante nella religione indigena. Grande enfasi viene posta sulla transitorietà del mondo e quindi sulla sua "natura irreale". I tentativi umani di capire la natura e la vita, per esempio attraverso le scienze, vengono pessimisticamente considerati irrilevanti per la vita spirituale. Molto più delle religioni occidentali come il Giudaismo e le principali sette della Cristianità, le religioni indiane tendono ad ignorare i problemi della vita e a produrre società di tipo tradizionalmente statico, repressivo o dispotico, strettamente gerarchico. Vale la pena di notare come le persone che diventano devote di Sai Baba comincino subito a mostrare la facile accettazione delle pratiche autoritarie, delle idee non democratiche e di superstizioni sociali tramandate che infestano eccessivamente i paesi come l'India (come, per esempio, a che ora cominciare un viaggio, o cominciare un'impresa, il colore di quali cibi preferire e quali evitare, quali pietre preziose indossare per proteggersi dal male, quali rituali placano gli spiriti dei defunti e molte altre sciocchezze raccomandate e praticate anche da Sai Baba). Essi vivono come occidentali privilegiati nel mezzo di una delle società maggiormente colpite dalle calamità ma proiettati al di là di ciò che la maggior parte degli indiani sogna per se stessi, ma comunque convinti di compiere sacrifici spirituali che assicureranno loro la grazia, per esempio abbandonare alcuni dei lussi a cui erano abituati. Senza dubbio alcune persone traggono benefici per un periodo più o meno lungo dal cambiamento di vita causato dall'unirsi al movimento, compresi gli occidentali. Possono anche esserci dei benefici permanenti... non ultimo l'apprendere delle buone cose da una cultura straniera. Senza dubbio ci sono molte brave persone che fanno un buon lavoro, o che almeno tentano di farlo. Ed il merito di tutto deve essere dato esclusivamente a Sai Baba... mentre il resto deve essere considerato come un fallimento personale, all'essere un peccatore, ecc. Aggiungiamo a questo che Sai Baba agisce sempre di più in senso contrario alle sue costanti ammonizioni e consigli ed è lui stesso sotto il gravissimo sospetto di crimini che fino ad ora non sono stati risolti. La sua dichiarazione "La mia vita è il mio messaggio" è quindi messa in discussione e dimostra di basarsi sull'inganno e le bugie. Il messaggio dovrebbe piuttosto essere che "la tua vita è tua e devi viverla autonomamente". Questo ideale esprime fede nella gente ed incoraggia a liberarsi dai legami psicologici e superstiziosi con il passato primitivo dell'umanità.
Serguei Badaev ha evidenziato i seguenti punti
interessanti relativamente al problema della devozione al guru: "La gente che
ha disperatamente bisogno di essere sotto una guida protettiva è pronta ad
abbandonare il proprio pensiero critico e la propria autonomia morale per
guadagnare la pace interiore. Mi sembra che sia un meccanismo psicologico simile
a quello delle droghe chimiche. La ragione per cui la gente diventa
tossicodipendente è molto simile a quella che porta a diventare guru-dipendente. |