Riflessioni personali di una devota che dubita (1)

Il primo di una serie di messaggi (1,2,3) inseriti da Reidun Priddy, ex devota, membro fondatore della Sai Organization ad Oslo, Norvegia, nel 1983 e attiva partecipante fino al 1999.

 

di Reidun, moglie di Robert Priddy - rpriddy@online.no

Data: 11 settembre

Sito web: http://home.no.net/anir/Sai/

Queste riflessioni personali nascono dalle tante accuse contro Sai Baba e sono state scritte circa un anno fa (Novembre 2001). All'epoca non volevo pubblicarle, perchè restava ancora un ritaglio di speranza. Da allora, gli ultimi dubbi sulla verità delle accuse sugli abusi sessuali di Sai Baba nei confronti di devoti di sesso maschile sono evaporati completamente. Vedere ed ascoltare il giovane americano, "Sam" e suo padre nel documentario Danese "Seduced" mi ha fatto una profonda impressione, poichè quella era la prima volta che sentivo qualcuno raccontare in prima persona dell'abuso subito da Baba. "Sam" non diede neanche una volta l'impressione di esagerare i fatti, anzi, il contrario - raccontava tutto con tono piatto e neutrale. Suo padre sembrava più sconvolto e questo posso capirlo molto bene. Per fortuna, ho ancora abbastanza fiducia nella mia capacità di capire quando qualcuno sta mentendo o dicendo la verità, e se avessi avuto più opportunità di stare vicino a Baba e di parlargli direttamente, forse avrei riconosciuto le sue bugie anche prima, chissà?

Riflessioni Personali - N. 1 L'abuso sessuale di bambini

Da quando abbiamo cominciato a sentir parlare e a sentirci disturbati dai racconti dei comportamenti sessuali di Baba con i ragazzini e i giovani (estate 2000), sono riuscita a pensarci solo per brevi periodi di tempo. Stupore e una forma di apatia spirituale hanno caratterizzato il modo in cui mi sentivo, tranne alcuni momenti di disperazione o di rabbia che però passavano senza sfogo. Mi sentivo come se fossi intrappolata in un senso di colpa, come se io stessa fossi l'unica da biasimare: che fosse il mio karma, o il caso, da un punto di vista "advataico", non importa comunque, poichè sono solo nuvole di passaggio, nulla in questo mondo è reale e duraturo e l'Ego resta intatto.

Ma sembra che certe cose importino molto e dal mio limitato punto di vista non posso fingere diversamente. Anche se non c'è nessun altro da biasimare, questo significa che la responsabilità è tutta mia? Sono io responsabile per le azioni di Baba, buone o cattive? Egli non è responsabile? Così come non posso prendermi il merito delle sue buone azioni, non posso essere responsabile per quelle cattive, così se egli ha mentito sulla sua identità, si può dire che io sono stata una sciocca a credere che lui fosse un avatar, e infatti sono stata una sciocca, ma non una bugiarda.

Sono arrabbiata? Non so. Non ha senso arrabbiarsi, naturalmente, e non c'è un perchè nell'arrabbiarsi. Il problema è che non posso essere assolutamente certa se Baba è un bugiardo o no. Come posso aver sbagliato in tutti questi anni, com'è possibile che egli abbia usato ed abusato sessualmente di devoti e perfino di minorenni per soddisfare se stesso?

In quello che considero come il mio primo Seva Project (circa nel 1983), stavo lavorando ad un nuovo progetto (un servizio telefonico della Croce Rossa per bambini che avevano bisogno di parlare con adulti, semplicemente per sfogo o per risolvere dei problemi) quando per la prima volta la portata del fenomeno dell'abuso sessuale minorile in questo paese (Norvegia) cominciò a venire alla luce. E' molto più scioccante per me e quasi impensabile che Baba debba adesso essere sospettato proprio di questa cosa. Egli è sotto una tale cappa di accuse da parte di così tante diverse persone, in paesi diversi, per un periodo di tempo così lungo, che semplicemente non si può ignorare il problema. Come può egli, il suo nome, essere una fonte di verità, di bontà, e bellezza quando ci sono quando ci sono queste terribili macchie che mi fissano tutte le volte che penso a lui, adesso? Come posso considerarmi una cercatrice della verità se chiudo un occhio davanti alle cose che non vanno bene in ciò che egli dice o in quello in cui credo? Ho cercato risposte e spiegazioni, ma fino ad ora non ho trovato nulla di soddisfacente. Ho pensato che altri devoti, che non sembrano disturbati dalle storie degli abusi sessuali di Baba, forse avevano capito delle cose ed io invece no, ma fino ad ora nessuna spiegazione è sufficiente.

Parecchi devoti hanno detto che essi si attengono soltanto alla loro esperienza con Baba, lasciando che essa sia la loro luce-guida. Ma come definiamo quale è la nostra esperienza? Se leggiamo un libro o veniamo a conoscenza dell'esperienza di qualcun altro, allora abbiamo la nostra esperienza attraverso la lettura del libro, o l'ascolto di ciò che altri ci raccontano, che possono farci una forte impressione. In realtà, la maggior parte di quello che sappiamo di Baba è stato appreso dagli altri, o attraverso libri o attraverso racconti orali. In molti casi, è questo che ha formato la nostra esperienza con Baba. Così, quando qualcuno arriva con una brutta storia, come possiamo semplicemente ignorarla dicendo che non è la nostra esperienza, senza fare lo stesso con tutte le storie positive?

Quando sento questa discussione in questi giorni, non posso fare a meno di ricordarmi un verso di un lungo poema del poeta norvegese Arnulf Oeverland pubblicato nel 1936. Si intitola "Non devi dormire" (Du maa ikke sove!) ed è un richiamo alla gente perchè non distolga lo sguardo di fronte ad atrocità ed ingiustizie: "Non devi sopportare a cuor leggero gli atti di ingiustizia che non ti colpiscono! Sto urlando con tutto il mio fiato! Non devi continuare a vivere e a dimenticare!" (testo originale: Du maa ikke taale saa inderlig vel// den urett som ikke rammer deg selv! // Jeg roper med siste pust av min stemme:// Du har ikke lov til aa gaa der aa glemme!")