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Situazione psicologica di ex membri di gruppi religiosi restrittivi

di Andries Krugers Dagneaux

Tratto da: "sai baba - anti christ?" - Quick Topic Discussion Board, messaggio 1339

http://www.quicktopic.com/7/H/uVTiRX8McBie

Data: 4 agosto 2001, ore 16.17

 

Carissimi,

questo può essere interessante. Chiaramente non tutto è applicabile agli ex devoti di Sai Baba, ma molto lo è.

Cordiali saluti.

Andries K.D.

 

Esiti psicologici di ex membri di gruppi religiosi restrittivi

di Jim Moyers, MA, MFT

(Anche se questo articolo fu originariamente scritto per gli psicoterapeuti che lavorano con gli ex-fondamentalisti, esso può essere utile per chiunque sia stato coinvolto in un gruppo religioso restrittivo)

I gruppi religiosi restrittivi, caratterizzati da credenze rigide, struttura autoritaria, rifiuto della cultura principale, e la tendenza ad isolare i loro membri dalle influenze esterne che potrebbero portare a mettere in questione gli insegnamenti del gruppo, assumono molte forme, dai culti periferici alle chiese affermate. Mentre le esperienze degli individui coinvolti con i cosiddetti culti che chiaramente deviano dalla pratica religiosa stabilita è stata ampiamente discussa sia nella letteratura popolare che professionale, c'è un riconoscimento relativamente piccolo dei casi simili affiliati con forme più restrittive di religioni, come si può trovare per esempio nel fondamentalismo cristiano.

La fede in frantumi

Ci sono molte persone che considerano l'affiliazione a gruppi di questo tipo come una esperienza positiva. Questo articolo non è tanto dedicato a loro, quanto a coloro che, spesso dopo una grande quantità di turbamento interiore, lasciano questi gruppi. Molti, specialmente coloro che sono stati intensamente coinvolti dalla loro religione, sperimentano quella che è stata chiamata la "sindrome da fede frantumata" (Yao, 1987). Avendo perduto la fede in quella che era una volta una fonte primaria di significato e di guida, l'ex credente probabilmente si sente perduto e schiacciato. L'allontanamento dalla dalla comunità dei credenti - il centro della vita sociale per la maggior parte dei membri dei gruppi religiosi restrittivi - comporta isolamento e disperazione per l'ex membro.

L'effetto psicologico dell'appartenenza ad un gruppo religioso restrittivo spesso persiste molto oltre la rottura dei legami. Ci può essere un senso cronico di insoddisfazione abbinato alla difficoltà nel trovare nuove fonti di significato. Gli ex membri sono propensi a non aver fiducia nel loro giudizio, e possono sentirsi disperati nella loro incapacità di ricatturare le certezze che hanno sperimentato una volta nella accettazione senza condizioni degli insegnamenti del gruppo. I gruppi fondamentalisti tendono a considerare l'orgoglio come peccaminoso. Questo viene interiorizzato come una opinione di se stesso persistentemente negativa che è evidente in molti ex devoti. Inibizione sessuale, obblighi, frustrazione, e senso di colpa persistono a lungo dopo che le convinzioni negative sul sesso sono state consapevolmente rifiutate. Poichè gli è stato insegnato a considerare ogni impulso come potenzialmente cattivo, l'ex membro può avere poca tolleranza verso la spontaneità ed essere privo di mezzi per espressioni davvero genuine. La sfiducia indotta verso il mondo esterno alla comunità di credenti abbinata all'esperienza della delusione data dagli insegnamenti che una volta sembravano infallibili, può creare seri ostacoli nel creare dei nuovi legami o coinvolgimenti duraturi.

Esiti di altri ex membri nella psicoterapia

Gli ex membri di gruppi religiosi restrittivi raramente entrano in terapia con il loro passato religioso. Essi sono naturalmente soggetti agli stessi fattori patologici di chiunque altro: questo tipo di sfondo non è una spiegazione esauriente per ogni problema che un ex membro può presentare. Ma mentre il lavoro della terapia procede, i conflitti non risolti che riguardano le credenze passate talvolta diventano evidenti.

I conflitti religiosi dovrebbero essere sempre affrontati da una posizione attentamente neutrale. Il terapeuta deve tracciare una precisa linea tra i traduzionali pregiudizi della psicoanalisi contro la religione come patologica da un lato e l'ingenuità sulle potenzialità di alcuni sistemi religiosi per minare una sana considerazione di se stessi. Anche se il paziente può sostenere di aver rigettato le sue precedenti convinzioni, il terapeuta deve rimanere neutrale. Enfatizzare gli aspetti negativi di un modo di essere che una volta era fortemente sentito, può sollevare le difese nei confronti di qualcosa con cui il paziente si identifica ancora inconsapevolmente. La critica delle passate credenze può essere male interpretato come una critica verso il paziente per averci creduto. Può esserci vergogna nell'aver una volta accettato come cose vere quello che ora sembra insopportabile.

L'ex membro dovrebbe essere incoraggiato a considerare gli aspetti positivi così come quelli negativi dell'aver fatto parte di un gruppo religioso restrittivo. E' spesso utile avvicinarsi al coinvolgimento come ad uno stadio nello sviluppo che è stato importante, sia nel bene che nel male, nel plasmare la vita di un individuo.  Come molte altre fasi nello sviluppo, il sistema di credenze restrittivo alla fine viene superato. Ma al contrario di molti altri stadi nella vita, raramente c'è uno stadio successivo apparentemente pronto per l'ex devoto nel quale entrare. Questo è particolarmente vero per i gruppi che attivamente scoraggiano la consapevolezza di altri sistemi di pensiero e stili di vita. I membri dei gruppi possono non sapere nulla di altre religioni, delle discipline classiche, o del pensiero critico moderno. L'istruzione che viene impartita dai gruppi nelle scuole, dove tutte le idee sono filtrate attraverso il sistema di valori condivisi, tende ad aumentare l'isolamento sociale e culturale. Così l'ex membro può essere inconsapevole degli approcci alternativi alle questioni spirituali ed esistenziali. Il sostegno per le esplorazioni spirituali e filosofiche, in contrasto con i limiti stabiliti dal precedente sistema, aiuterà a legittimare la capacità del paziente di pensare in modo indipendente. Senza le dichiarazioni inequivoche che una volta li guidavano, gli ex membri dei gruppi restrittivi tendono a sentirsi persi e confuse. In ogni periodo di transizione, si verifica naturalmente un periodo di tempo tra il crollo delle vecchie idee e la loro sostituzione  con una nuova serie di principi guida. La relazione di Kuhn (1970) sul disorientamento che si verifica quando un punto di vista scientifico, che una volta veniva considerato definitivo, fallisce nel organizzare i fatti, può essere applicato alla simile confusione che deriva dal cambiamento nel credo religioso. Il concetto di Bridge di una fase "vuota" di transizione è anche utile nel normalizzare il senso di confusione e di vuoto interiore dell'ex credente come una parte naturale del processo di spostamento di opinioni che vanno oltre il se stessi ed il mondo.

I dogmi di un gruppo religioso restrittivo servono come fonte primaria di significato e di autodefinizione per i suoi membri. Nell'allontanarsi da essi, gli ex credenti perdono quello che avrebbe potuto essere il centro della propria vita. Come per qualunque altra perdita, viene associato un processo di sofferenza che, comunque, spesso non viene riconosciuto. Riconoscere le perdite così come i vantaggi nel lasciare il gruppo,  e normalizzare la depressione dell'ex membro può essere una risposta naturale alla perdita e può volerci molto tempo per aiutarlo ad attraversare questa fase di sofferenza.

Gli ex credenti spesso si sentono doppiamente incompresi ed isolati. La famiglia e gli amici che rimangono nel gruppo è probabile che abbiano poca tolleranza per le opinioni di chiunque abbia rifiutato il loro credo. La gente che non condivide le stesse convinzioni è improbabile che capisca gli intensi e duraturi effetti dell'essere appartenuto ad una religione restrittiva. Spesso la connessione tra le difficoltà della vita corrente e le passate esperienze religiose non è evidente nemmeno all'ex membro.

Le dottrine fondamentaliste enfatizzano l'imperfezione umana, sostenendo che non c'è possibilità di fare del bene senza l'assistenza della grazia divina. Insieme alla perdita di immagini idealizzate riguardo al gruppo ed il suo leader, il credente deluso perde anche quella che credeva essere l'unica speranza di salvezza. L'autostima basata sulla associazione con il gruppo e le sue "verità certe", viene gravemente colpita quando uno non crede più nel gruppo. Ho trovato il concetto di Jung (1965) del se stesso come una fonte interiore e trascendente di cura ed integrità che è spesso proiettata sulle istituzioni e i loro leaders, utile per aiutare la gente ad affermare aspetti di se stesso che essi potrebbero aver dato al gruppo. Inoltre, la consapevolezza psicologica della spiritualità di Jung ed il resoconto della sua lotta con le credenze religiose possono essere molto utili per la ricerca individuale di un nuovo modo di capire la loro esperienza religiosa.

Nella terapia così come in altre relazioni, le proiezioni precedentemente portate avanti dal gruppo e dal suo leader, probabilmente appariranno in forma di idealizzazione o svalutazione, con i due processi che talvolta si alternano. Gli ex credenti possono aver bisogno di testare una relazione per vedere se essi stanno rischiando un altro doloroso tradimento. I processi terapeutici spesso ruotano attorno al reclamo della autorità personale che è stata abbandonata in nome del gruppo, e che adesso viene proiettata su altre persone significative così come sul terapeuta.

L'ex membro può avere la tendenza a soddisfare inconsciamente le aspettative che percepisce negli altri. Diniego, repressione, scissione ed un falso senso di se stesso sono spesso un meccanismo di difesa ben sviluppato. Il modo di pensare in bianco e nero espresso in questi conflitti tra opposti, come "Dio/diavolo", "chiesa/mondo", "peccato/virtù", porta alla repressione di qualunque cosa che possa essere concepita come inaccettabile. La costante auto-analisi e il rigido auto-controllo, insieme alla confessione di ogni peccato in preghiera, può essere stato considerato come l'unico mezzo per evitare la condanna divina. La caratteristica tipica del fondamentalismo è che un pensiero "cattivo" è considerato così peccaminoso come un atto "cattivo". Impulsi e sensazioni si crede che abbiamo origine demoniaca. L'ex membro del gruppo ha bisogno di qualcuno o qualcosa che gli ricordi di frequente che non c'è nulla di male nelle sensazioni negative, e la loro esistenza non implica che esse diventeranno reali. Le credenze fortemente sostenute, complicano enormemente le dinamiche familiari quando non tutti i membri della famiglia le condividono. Diversamente dagli ex membri di culti le cui famiglie probabilmente si oppongono alla loro appartenenza al gruppo, gli individui che abbandonano il fondamentalismo spesso si lasciano dietro la famiglia.  Le persone che hanno lasciato i gruppi religiosi ai quali le loro famiglie ancora appartengono, avranno bisogno di sostegno nell'affrontare la rabbia, il dolore e la sofferenza dell'essere incompresi e giudicati. Avranno anche bisogno di assistenza nel mantenere una filosofia personale che si scontra con le convinzioni profonde della famiglia. Le interazioni familiari possono essere dominate dai tentativi ispirati da buone intenzioni da parte del "fedele" di persuadere il loro "amato disperso" perchè ritorni alla "Verità". Allo stesso modo, il desiderio dell'ex devoto di portare via famiglia ed amici dal gruppo, è spesso altrettanto forte del desiderio di coloro che vi appartengono ancora di riportarlo nel gruppo.

Gli  schemi familiari sono talvolta nascosti dietro l'immagine idealizzata della famiglia con una affiliazione religiosa, una immagine che tende a fallire quando la fede nella chiesa è perduta. La scoperta della patologia nella famiglia presenta ancora un'altra sfida alle idee precedentemente sostenute. Gli adolescenti che provengono da famiglie appartenenti a gruppi religiosi restrittivi spesso si ribellano con forti violazioni ai rigidi codici morali che sono stati loro ordinati. Atti sessuali, fughe, possono rappresentare dei tentativi di stabilire l'autonomia di fronte alla dominazione parentale e all'autorità religiosa. Il divorzio e aspre dispute per la custodia dei figli, si verificano quando uno dei coniugi abbandona un gruppo religioso restrittivo mentre l'altro ci rimane. Benchè non tutto il gruppo  si spinga fino a proibire il contatto con coloro che abbandonano, è improbabile che un ex membro venga ben considerato dai fedeli. Conclusione: le conseguenze psicologiche degli ex membri delle religioni restrittive sono uniche nel grado in cui coinvolgono le convinzioni della passata religione ed l'esperienza. E' importante ricordare che quelle che possono sembrare idee e pratiche eccentriche sono probabilmente state molto importanti nel plasmare la vita degli ex devoti. Oltre ai soliti obiettivi della psicoterapia, gli ex membri hanno bisogno di assistenza nell'esplorare conflitti religiosi persistenti, così come sostegno nel cercare fonti di significato e di guida più congrui con il loro nuovo stile di vita.

Riferimenti

Bridges, W. (1980). Transitions. Reading, Mass. Jung, C.G. (1965).
 
Memories, Dreams, Reflections. New York: Random House. Kuhn, T.S.(1970).

The Structure of Scientific Revolutions. Chicago: Università di Chicago Press. Yao, R. (1987).

Addiction and the Fundamentalist Experience. New York: Anonimo fondamentalista.

Precedenti versioni di questo articolo sono apparse su Psychotherapy, The California Therapist, and Cultic Studies Journal.

(c)1999 James C. Moyers