"UN SITO CRITICO SU SAI BABA"

Il viaggio da Sai Baba e la mia esperienza personale

Il viaggio in India

Una delle tappe fondamentali per chi si avvicina a Sai Baba e' il viaggio in India, per recarsi nel suo ashram Prashanti Nilayam, e "sperimentare" la visione e la presenza di "swami". E' un avvenimento che viene caricato di un fortissimo significato, soprattutto il primo viaggio: e' la vostra "prima visita a Dio". In un discorso e' lo stesso Sai che lo dice (sintetizzo):

"se qualcuno vi chiede dov'e' Dio, non siate vaghi dicendo che e' ovunque ed in ogni cosa, ma ditegli che Dio e' a Puttaparthi (nome del villaggio che ospita l'ashram), e mandatelo qui."

Egli sottolinea Inoltre un paio di aspetti che hanno un valore molto potente, nello spingere una persona interessata, a recarsi in India:

1) chi si reca a Puttaparthi non lo fa di sua spontanea volonta', MA E' "CHIAMATO" da Sai Baba stesso; e viene chiamato quando e' ESATTAMENTE il momento di andarci;

2) chi ha questa opportunita' e' enormemente fortunato, e cio' e' frutto delle sue buone azioni in questa vita o nelle precedenti; e' inoltre una rara e preziosa possibilita' da non sprecare.

Leggiamo in questo passo:

"[...]consideratevi estremamente fortunati per aver avuto questa opportunità. Fra milioni di persone che ci sono al mondo, quante sono quelle che hanno il privilegio di venire qui per sperimentare il Divino? E voi siete fra i pochi fortunati e benedetti. Fate tesoro di questa enorme fortuna per santificarvi. Trasformatevi, siate virtuosi e fate che anche gli altri lo diventino. Per mezzo vostro gli altri devono diventare savi. Che nessuno peggiori per causa vostra![...]" (tratto dal discorso agli stranieri del 17 Febbraio 1989)

Quindi, accade che una persona interessata a Sai Baba:

matura la voglia di andare a Puttaparthi:

"[...]Avete tutti sentito parlare di Sai Baba da libri, da amici o da devoti [...] Nel sentir parlare di Baba, sorge un intenso desiderio: "Voglio andare in India, desidero vedere Sai Baba e parlarGli". Così, venite a Puttaparthi e avete il Darshan, cioè la visione di Sai Baba. Voi vedete Sai Baba e lui vede voi: questo è [...] la felicità che vi apporta la visione.

Ma questo non dà ancora una gioia completa. Solo dopo che Sai Baba vi ha chiamati per un colloquio, vi parla, risponde ai vostri dubbi, viene in soccorso ai vostri problemi, solo allora [...] sarete completamente felici.

Perciò le fasi sono queste: sentir parlare di Sai Baba e conoscerLo, venire a vederlo e infine sperimentare l'amabile rapporto con Lui. [...]" (tratto dal discorso del 5 maggio 1988, "Perche' un viaggio in India?")

E qui iniziano i primi "ma" e i primi " pero' "... perche' laggiu' e' tutto bellissimo, pieno d'amore e splendido, e Sai Baba e' la vera incarnazione dell'amore e della compassione, "MA":

Ed altro ancora... forse un po' troppe condizioni, trattandosi di un maestro onnipotente che e' la personificazione del Bene e dell'Amore, che dice di poter risolvere i problemi di tutti e di aiutare il mondo, che vi fa una "chiamata personale predestinata", dandovi un'incomparabile occasione grazie ai vostri meriti, in un luogo che e' la "dimora della pace suprema"... o no?

In ogni caso io (contro quello che di solito e' il mio atteggiamento), dopo aver letto, ascoltato, soppesato ed infine accettato per vero, in maniera ACRITICA e NON OBBIETTIVA (anche per MANCANZA DI INFORMAZIONI complementari), tutto cio' che avevo appreso di Sai Baba, ho infine deciso di partire per l'India...

La mia esperienza con Sai Baba

Sono nato nel 1968, sono italiano e "Paul Holbach" e' evidentemente uno pseudonimo; la mia mentalita' e la mia formazione sono razionali e scientifiche: questo non significa pero' che io disdegni i voli di fantasia, i sentimenti, gli aspetti "trascendenti" della vita e quant'altro! Ho conosciuto Sai Baba, per via di una mia parente stretta (che a sua volta lo ha conosciuto tramite una amica), intorno al 1994. In quel periodo mi ero ormai allontanato gia' da tempo, in modo definitivo, dalla religione Cattolica e dalla Chiesa; ugualmente credevo in Dio, diciamo che potevo definirmi un "deista" (piu' o meno come lo era Voltaire, che era si' illuminista, ma per nulla ateo, come spesso si pensa). Avendo sempre pensato che l'uomo (segnatamente la teologia) non potesse mettere limiti a Dio (il quale, pensavo, e' totalmente libero di fare cio' che vuole, come e quando vuole), non mi ha sconvolto piu' di tanto il venire a sapere che c'era in India qualcuno (Sai Baba appunto) che si dichiarava Dio. Mi sono detto: "beh potrebbe essere vero, se Dio e' gia' venuto una volta (Gesu', essendo io cresciuto cattolico)... perche' non potrebbe essere venuto di nuovo? Perche' negare questa possibilita' ?" Cosi' ho cominciato a documentarmi, a leggere libri (ricordo in particolare il primo che ho letto, "Il Cristo e' tornato", di Giancarlo Rosati), a vedere videocassette, a leggere discorsi di questo maestro. Io amo la scienza, in particolare la fisica, l'astrofisica, la cosmologia: nell'insegnamento di Sai, o meglio nelle antiche Scritture Indiane da cui lui trae il suo insegnamento, ho inizialmente trovate delle interessanti conferme e dei complementi a quella che allora era la mia visione dell'universo, delle sue leggi, del suo inizio e della sua fine. Cio' mi ha spinto ad approfondire ulteriormente Sai Baba.

Lentamente, le storie fantastiche lette nei libri pubblicati dai devoti (sono tantissimi [i libri], e tutti parlano di qualche esperienza meravigliosa, toccante, sconvolgente); i discorsi di Sai Baba col loro tono di saggezza ed autorita'; le videocassette con la loro efficace atmosfera coinvolgente (complici le musiche, le immagini, le voci ed i doppiaggi); le semplici ed universali regole di condotta prescritte dal maestro... hanno finito per convincermi della sua divinita' (si noti la totale mancanza di un'informazione completa: tutte le fonti che ho consultato al tempo erano ufficiali, allineate o devozionali). Nel frattempo, la mia vita attraversava una sorta di "stasi": una certa solitudine, i 30 anni si avvicinavano ed io sentivo come una "mancanza di scopo"... fu facile pensare che Sai Baba sicuramente, in un modo o nell'altro, mi avrebbe aiutato a capire questi stati d'animo, e a dare un indirizzo alla mia vita. Sai Baba divento' cosi' il mio riferimento, anche se mi astenevo da pratiche di adorazione, canti sacri, meditazione.

Passava il tempo e sentivo i racconti di altre persone devote di Sai, che andavano in India e tornavano entusiaste, che ricevevano regali duranti i colloqui, o ricevevano consigli in sogno, insomma "avevano un rapporto" col maestro. Io invece constatavo che le mie istanze, le mie preghiere, le mie richieste restavano senza una risposta, di qualunque genere. Spesso mi e' stato detto (piu' o meno): "tieni duro, resisti, Baba mette a piu' dura prova coloro dai quali esige di piu', vedrai..."... ed io pensavo: "se Dio esige qualcosa da me, come posso io tirarmi indietro?" (ma cosa diamine voleva da me?!?!?!). Ma resta il fatto che NESSUNA DELLE MIE ISTANZE E NECESSITA', ANCHE LA MENO MATERIALE, E' MAI STATA CONSIDERATA DA SAI BABA, in uno qualunque degli "infiniti" modi che la sua "onnipotenza" gli mette a disposizione (e oggi quasi mi vergogno di essermelo aspettato). Non ho ricevuto un consiglio, uno spiraglio di luce, una qualsiasi cosa... e come me altri, che ancora adesso stanno aspettando.

Nel frattempo (verso la fine del 1996) rimasi senza lavoro, a causa del fallimento dell'azienda nella quale lavoravo. La mia parente si era recata nuovamente in India per il compleanno del suo maestro (che e' il 23 Novembre); il suo gruppo venne ricevuto per una udienza (o "interview", come viene chiamato il colloquio con Sai Baba). In questa circostanza, lei parlo' di me a Sai Baba, piu' o meno in questi termini:

"Swami, sai... [riferendosi a me] e' rimasto senza lavoro..."

"Lo so, lo so... ci penso io" (e' il famoso "I know, I know" di Sai Baba, vedi appena sotto)

Mentre si svolgeva questo colloquio in India io, in Italia, avevo gia' trovato un nuovo lavoro. La spiegazione che subito venne data allora, da me compreso (se non per primo), fu: SAI BABA MI HA TROVATO IL LAVORO ! Alcune considerazioni:

  1. questo e' un esempio di come eventi non concatenati, senza alcuna relazione tra loro, vengono collegati ed attribuiti a Sai Baba, senza alcuna buona ragione o nesso causale;
  2. si noti il famoso artificio del "Lo so, lo so...": e' molto frequente che Sai Baba, nei colloqui, si faccia dare delle informazioni da chi ha davanti, per poi dire appunto "I know, I know..."; questo viene spiegato, per esempio, col fatto che lui in realta' sa tutto di noi, ma ci fa dire le cose per nostra soddisfazione e per instaurare un rapporto con noi... ed in mille altri modi!
  3. se Sai Baba, nel colloquio di cui sopra, avesse detto, ad esempio (SENZA FARSI DIRE NULLA dalla sua interlocutrice): "Non preoccuparti, ho sistemato tutto, il tuo parente ha gia' un nuovo lavoro, io gliel'ho trovato...ecc. ecc.", si sarebbe potuto dire: 1) Sai Baba almeno conosceva la mia situazione, e forse: 2) mi ha aiutato a risolverla. Invece ha detto solo, come spesso fa: "ci penso io".

La spiegazione piu' plausibile e assennata, forse, e' questa: dopo anni che facevo il mio lavoro, entrando in contatto con molte persone e con altre aziende del mio settore, avevo una professionalita' da spendere; dopo circa due mesi di inattivita', un'azienda che mi conosceva cercava un collaboratore e mi ha assunto. Nessun miracolo, ne' intervento o aiuto divino.

In ogni caso, dopo questo episodio cercai di coinvolgermi maggiormente nella vita "stile Sai Baba", perche' come egli dice, "bisogna sviluppare abbandono e vicinanza a lui, che allora pensera' a tutto". (parole mie, concetti suoi ...) Iniziai a partecipare anche alle sedute di canti sacri, i bhajan, ed in breve tutto cio' che facevo, pensavo, ecc., veniva analizzato sotto la luce della parola di Sai Baba. Questo porta fatalmente, a guardare ogni cosa da troppi lati diversi, perche' troppi lati diversi ha la parola di Sai Baba; e porta anche a sprecare delle buone occasioni di vita, perche' egli dice di evitare certe persone o compagnie (magari ottime e bravissime) che vi distrarrebbero dal "sentiero spirituale"...! 

E cosi' venne il momento in cui decisi di partire: nel Novembre 1997, sempre per il compleanno, andai in India anch'io, insieme alla mia parente, per vedere finalmente di persona "il maestro" e sperimentare l'atmosfera di Prashanti Nilayam. Il viaggio fu veramente faticoso: molte ore d'aereo, molti scali, il fuso orario... ma per andare da Dio questo e' nulla... o no?

A Prashanti Nilayam...

[Prima di continuare: quanti sanno che nel 1993 a Prashanti Nilayam, negli appartamenti privati di Sai Baba, ci sono stati parecchi morti e feriti? Leggete queste pagine...]

L'ashram di Puttaparthi (Sai Baba ha altri due ashram: uno a Whitefield e' uno a Kodaikanal) e' un villaggio ben attrezzato ed organizzato, con un notevole sevizio d'ordine svolto dai "Seva", uomini e donne volontari che svolgono varie mansioni all'interno del villaggio; essi sono praticamente "onnipresenti"! Tutte le aree comuni piu' importanti (mense, dormitori, negozi, ecc.) sono divise in base al sesso: nell'ashram, uomini e donne sono quasi sempre separati, tranne che durante il lavoro comune. Si tratta di una regola generale, ed il motivo e' che il contatto troppo "stretto" tra i due sessi, in particolare per gli occidentali (gli indiani hanno una visione diversa dalla nostra sui rapporti in pubblico tra i sessi), puo' nuocere al "lavoro spirituale" che si viene a fare a Prashanti Nilayam.

Le stesse regole valgono anche per il Mandir (il tempio) dove Sai Baba, di norma due volte al giorno, da' il cosiddetto "darshan", o visione del maestro. L'accesso al mandir e' regolato dai suddetti seva e dalla presenza dei metal detector, attraverso i quali tutti devono passare, come in un aeroporto. E' qui che tutti si radunano per vedere Sai: i gruppi organizzati hanno aree riservate, gli altri vengono estratti a sorte per file successive. Tutti vorrebbero stare in prima fila...! Ma di tutto cio' troverete migliori descrizioni (anche troppo entusiastiche talvolta!) negli innumerevoli siti dedicati a "Swami".

La mia presenza nell'ashram e' stata legata ad una esperienza di lavoro comune con altre persone in una delle aree del villaggio. Questo e' stato positivo, portandomi a contatto con persone di varia provenienza, sia italiane che non, lavorando e vivendo con loro; esperienza non dissimile, peraltro, da quelle che ho svolte durante il servizio militare. E per il resto cosa ho trovato, tra le tante meraviglie e delizie, a Prashanti Nilayam? Beh, vi riassumero' in breve:

IL NULLA.

Non ho sentito alcuna atmosfera spirituale, ma quella tipica di un qualunque ambiente umano dove tante, a tratti troppe persone vivono, lavorano, ecc.; ne' ho percepito alcuna "vibrazione" od "energia", nemmeno alla presenza di Sai Baba. L'ashram e' un posto dove, quando non ci sono feste religiose, si lavora, si costruisce, si coltiva, si commercia (ci sono alcuni negozi a prezzi governativi e gli sportelli postale, telefonico e bancario); a tratti si canta e si prega, ma e' una minima parte della giornata. Non c'e' alcuna atmosfera da "centro dell'universo". Quel poco di emozione che posso aver provato, nel tempio, e' stata solo quella generata dall'attesa e dalla curiosita' di vedere finalmente da vicino un personaggio di cui da tanto tempo avevo sentito parlare, caricato dei significati di cui gia' sappiamo.

Nessun segno, ne' evento, ne' sconvolgimento, ne' chiarificazione, ne' adorazione, nulla: e l'atmosfera dentro il Mandir (tempio) non era cosi' "magica" o "divina", con le corse per le prime file, la "lotteria" all'interno dei gruppi per tentare di avere il colloquio con Sai Baba, i malati e gli infermi relegati ai bordi dell'area, ignorati anche da Sai Baba stesso (spiegazione solita: e' il loro karma)... mentre i capigruppo, i devoti influenti (leggi: ricchi e facoltosi) ed altre persone (anche se malate o inferme) venivano sempre accompagnate "in veranda", cioe' al posto d'onore vicino al loro guru.

Ogni giorno era un po' di delusione che andava accumulandosi, e presto e' venuto il pensiero: "ma che ci sono venuto a fare qui?", e la voglia di tornare a casa. D'altra parte, pero', non ero disposto a credere che Dio mi avesse "chiamato" li' per nulla; ricordo ancora adesso i tentativi di autoconvincimento, mi dicevo (e mi veniva detto anche da altri):

E potrei continuare...

Questo stillicidio era continuo, ma la vocina che diceva "ma che ci sono venuto a fare qui?" non taceva... Passavano i giorni, vedere Sai Baba cominciava a non fare piu' alcun effetto, cosi' come i canti o l'ascolto dei suoi discorsi, sempre rigorosamente pronunciati in telugu e tradotti in simultanea in inglese da un interprete indiano. Risultato: erano incomprensibili, e bisognava attendere che venissero pubblicati su carta per poterli leggere! Arrivarono anche gli ultimi giorni, sempre nella rassegnata speranza di avere un "interview" col maestro; l'ultimo giorno il nostro capogruppo, devo dire con molta buona volonta', si prodigo' per far si' che Sai Baba ci ricevesse: questo e' molto frequente, e da' un'idea di come i colloqui siano concessi da Sai secondo logiche o motivazioni puramente umane, senza superiori conscenze delle situazioni da parte sua. In ogni caso, il capogruppo non ebbe successo, e riusci' a farci concedere il solo padanamaskar, che comunque e' considerata (anche questa...!) una grande fortuna. Sai Baba ci regalo' anche qualche bustina di vibuthi, non "materializzata" da lui ma prodotta nell'ashram. Infine, con mia grande felicita', e con qualche lite coi tassisti indiani, si torno' a casa.

Una volta tornato (era il dicembre 1997), pur essendo deluso, il processo di autocovincimento non termino', anzi: pensando che fosse normale sentirsi cosi' (deluso, ignorato da Baba, con un senso di tempo ed occasione sprecata, ecc.), mi impegnai ancora di piu' nelle riunioni, nei canti e nello studio della "parola" di Sai Baba, certo che grazie a lui qualcosa sarebbe cambiato; ma la discesa era ormai stata imboccata, il mio intelletto e la mia capacita' d'analisi e di giudizio stavano gradualmente riprendendo il sopravvento. Tra stati d'animo altalenanti (in ogni caso non ero per niente sereno, ne' felice), questa situazione duro' fino al Febbraio 1998, quando la mia parente parti' nuovamente per l'India, per la festa di Shivaratri. Anche stavolta il suo gruppo venne ricevuto da Baba, e lei parlo' ancora di me col suo maestro (riporto di nuovo in sintesi la conversazione):

"A Novembre scorso, Swami [sempre riferita a me] e' stato qui da te..."

"Lo so... non e' felice... non sta lavorando bene [inteso in termini spirituali]. E ' pigro e non aiuta abbastanza in casa... ma non preoccuparti, io cambiero' questo tuo parente."

Venuto a conoscenza di questa conversazione, le mie reazioni furono:

  1. "Andamo bene! L'unica volta che dice qualcosa di me, mi dice una cosa che gia' so!" (Cioe' che non ero felice e non "lavoravo bene" spiritualmente, qualunque cosa questo voglia dire...!);
  2. "Ma che diavolo ne sa? Mi ha mai visto in faccia, mi ha mai parlato?" (sulla pigrizia e l'aiuto in casa);
  3. "Si, staremo a vedere..." (sul fatto che "lui mi avrebbe cambiato").

Il risultato...? Una violenta crisi di rigetto di tutto questo baraccone mistico rivestito di filosofia; crisi che mi ha reso "nero" per parecchi giorni... al termine della quale, dopo una lunga e approfondita analisi di me stesso e della questione in generale, ho fatto un bel pacchetto con tutte le foto di Sai Baba, i libri, le bustine di vibuthi, i CD; ho regalato tutto, e ho chiuso definitivamente questo capitolo. Una cosa che recentemente mi ha colpito e' che, comunicando questa mia decisione a dei devoti di Baba, essi sono trasaliti e si sono molto stupiti, come se NON CONCEPISSERO MINIMAMENTE IL DISSENSO.

Una sintesi, infine, potrebbe essere questa: Sai Baba sottolinea sempre e costantemente, l'inconsistenza, la non-realta', l'impermanenza e la transitorieta' del mondo coi suoi fenomeni; io invece ho sperimentato e testimonio della SUA non-realta', della SUA inconsistenza, della SUA transitorieta', del NULLA che in realta' e'.

Le mie posizioni, ora, sono nuovamente personali (cioe' mie, e non indotte da Baba), razionali e scettiche anche e soprattutto nei confronti di Sai, e sostanzialmente a-religiose; era questo il "cambiamento" che Sai Baba voleva operare su di me? Un qualsiasi devoto di Sai, direbbe certamente di si, che tutto e' voluto da Lui, che siamo tutti attori della Sua Commedia, e che ognuno ha la sua parte... anche quella di avversario e/o critico...!!! (...ai posteri l'ardua sentenza ...!) 

Sommario

In generale: di che si tratta?

Il viaggio da Sai Baba e la mia esperienza personale

Punti specifici - 1

Punti specifici - 2

Punti specifici - 3

Varie e conclusioni

Bibliografia

Glossario dei termini usati

Links correlati (pro e contro !!!)